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    Vorrei un chiarimento sulle distanze di chiodatura ammesse per le piastre metalliche

    In una recente risposta dell’ing. Follesa si fa riferimento alle prescrizioni legate alla chiodatura di staffe metalliche tridimensionali (coperte da ETA o realizzate su misura). E nel caso di piatti d'acciaio e nastri forati che si trovano in commercio? Vedo che sono certificati in accordo alla norma UNI EN 14545. In questo caso si devono rispettare le indicazioni dell'eurocodice 5? Molti nastri forati in commercio hanno file distanti 10 mm, ciò significa che non è possibile realizzare una chiodatura totale (come talvolta invece è proposto sulle schede tecniche)?

    Risposta a cura di Maurizio Follesa, dedaLEGNO

    Pubblicato il 12/09/2020

    Le piastre d’acciaio bidimensionali commerciali classificate e marcate CE secondo la norma EN 14545:2008 “Timber Structures – Connectors – Requirements” vengono comunque sottoposte a una valutazione della capacità portante secondo le indicazioni della norma, anche se con modalità differenti rispetto a quelle dell’ETAG 015 (recentemente sostituito dall’EAD 130186-00-0603) per le piastre tridimensionali. Per quanto concerne le distanze tra i fori e gli allineamenti è pur vero che la stessa EN 14545 cita l’Eurocodice 5 parte 1-1 tra le norme di riferimento, tuttavia, avendo molte piastre bidimensionali la stessa configurazione geometrica per il collegamento lato legno delle corrispondenti piastre tridimensionali, sarebbe un controsenso non ammettere le stesse distanze tra le forature ammesse per queste ultime. Per questo motivo, alcuni produttori di sistemi di fissaggio, certificano la piastra bidimensionale, sulla base di test e/o valutazioni derivanti da ETA di piastre tridimensionali con analoghi schemi di chiodatura.

    Diverso è invece il discorso per quel che riguarda le piastre su misura concepite dal progettista il quale determina le caratteristiche meccaniche del collegamento attraverso un calcolo specifico, e per il quale la piastra può essere ricondotta ad un iter di certificazione secondo EN 1090 (si veda a questo proposito il quesito relativo posto al Dott. Marco Luchetti di Assolegno https://assolegnorisponde.it/question/188/carpenteria-metallica-etag015-e-en-1090). In quel caso le distanze minime tra i fori e gli allineamenti in direzione parallela e ortogonale alla fibratura date all’interno dell’Eurocodice 5 vanno scrupolosamente rispettate, non essendo possibile normalmente eseguire prove di caratterizzazione per la certificazione del collegamento, e al contempo va attentamente verificato che non si verifichino, prima del raggiungimento della resistenza dell’unione, meccanismi di rottura di tipo fragile a spacco, per espulsione di tasselli di legno in corrispondenza dei singoli connettori e per strappo lungo il perimetro del gruppo di mezzi di unione.

    Per quanto riguarda invece la chiodatura parziale, questa è più legata ad alcune situazioni progettuali (ad es. nel caso di applicazione su montanti stretti di larghezza pari alla larghezza della piastra per le piastre a trazione nel sistema a telaio leggero controventato o analogamente per il collegamento del corrente inferiore con piastre a taglio in caso di correnti di altezza limitata), nelle quali è più difficile garantire il rispetto delle distanze dai bordi. Oppure per la progettazione in zona sismica, nel caso di applicazione della progettazione in capacità a livello della connessione, ma in quel caso dovrà essere il progettista, adottando i necessari fattori di sovraresistenza per le modalità di rottura fragili, a determinare il numero massimo di elementi di collegamento da applicare in modo da garantire la duttilità richiesta per il collegamento.