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    Potete fornirmi una valutazione della stratigrafia propostami per le pareti di una casa in legno?

    Mi è stata proposta una casa in legno per zona climatica E , fatta in telaio 150x45 ,con isolamento termico in poliuretano a celle aperte da 15 cm, tamponatura interna/esterna con pannelli fibrocemento da 8 mm, barriera al vapore, finitura esterna in silossoniche armate. Ritenete che tale stratigrafia sia pertinente?

    Risposta a cura di Michele De Beni, Esperto di edifici ad alta efficienza energetica

    Pubblicato il 06/08/2020

    In generale non esistono "a priori" stratigrafie ottime per tutte le situazioni climatiche, ma possono individuarsi dei criteri generali a cui ogni stratigrafia dovrebbe aderire. Rispettare questi criteri può significare garantire nel tempo prestazioni termiche e durabilità dei materiali e, in ultima analisi, la salubrità ed il valore dell'edificio.

    I due criteri a cui faccio riferimento sono i seguenti:

    1 - la resistenza termica R (W/mqK) dovrebbe sembre aumentare passando dall'interno all'esterno del componente edilizio; questo è garanzia di temperature elevate (nel periodo invernale) negli strati interni della parete, limitando il rischio che i flussi di vapore che possono attraversarla, incontrino temperature prossime a quelle di rugiada per quella miscela;

    2 - la resistenza al passaggio del flusso di vapore Sd deve diminuire passando dall'interno all'esterno del componente edilizio; questo è garanzia che le temperature interne incontate dai flussi di vapore uscenti verso l'esterno, siano distanti da quelle di condensazione. Questo è ilmotivo ad esempio per cui i freni (2<Sd<20) le barriere vapore (Sd>100) vengono poste all'interno, mentre i teli traspiranti (Sd<0,3) vengono posti all'esterno.

    Come si può intendere, ambedue i criteri sono funzionali ad evitare fenomeni di condensazione interna che potrebbero portare non solo alla inefficacia dei materiali coibenti, ma anche a conseguenze di degrado strutturale molto più grave.

    Nello specifico la stratigrafia a lei proposta ha alcuni punti che meriterebbero un approfondimento e precisamente: 1 - perchè utilizzare una barriera vapore sul lato interno e non un (più "elastico") freno vapore? 2 - quale è il grado di permeabilità al vapore di quel materiale isolante a lei proposto? 3 - perchè utilizzare all'esterno un pannello in fibrocemento, molto chiuso alla diffusione del vapore, piuttosto che altri materiali più aperti? 4 - perchè utilizzare una rasatura silossanica (molto aperta alla diffusione del vapore) su un pannello in fibrocemento (molto chiuso come detto prima)?

    Le consiglierei quindi di fare effettuare una verifica del bilancio annuale dell'eventuale condensa interna ,sia stazionaria secondo UNI EN 13788:2013, sia dinamica seecondo UNI EN 15026:2008.

    Venendo al materilale coibente, il poliuretano espanso, è una schiuma sintetica a celle aperte più comunemente nota con il nome di “spugna” o “gommapiuma” suddivisa in due categorie principali; schiume poliuretaniche a base polietere e a base poliestere. Le prime sono altamente elastiche, a cellule completamente aperte e con una buona resistenza all’idrolisi. Sono disponibili in densità da 16 fino a 75 kg/mc. Le seconde sono schiume con ottime capacità di assorbimento agli urti, con celle semiaperte, con buona resistenza ai solventi organici. Sono disponibili in densità da 22 fino a 95 kg/mc. Personalmente non l'ho mai utilizzata in miei progetti, preferendo materiali più facilmente riciclabili a fine vita (un LCA di questo materiale non l'ho ancora visto).

    Data la "leggerezza" della parete, un'altra verifica che le consiglio di effettuare nelle località in cui l'irradianza media Im,s ≥ 290 W/m2, è che le pareti opache verticali, orizzontali e inclinate rispettino i limiti di trasmittanza periodica (YIE ) e massa superficiale (Ms) richieste dal Decreto Requisiti Minimi del 26 Giugno 2015.